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Jesi Sanità: migliorarla spetta alla politica 

La qualità del servizio intesa come qualità di assistenza e cura sembra non interessare nessuno, soprattutto ai politici

Ospedale Carlo Urbani Jesi

Jesi – La sanità marchigiana in questi ultimi anni sta dimostrando notevoli punti di debolezza che inevitabilmente si ripercuotono sulla salute della popolazione.

Non è difficile leggere quasi giornalmente, sia nei quotidiani sia nelle varie testate online, le difficoltà che i cittadini incontrano sistematicamente per prendere appuntamenti per visite specialistiche ed esami radiologici e non.

Altre situazioni di criticità sono rappresentate dalle interminabili file al pronto soccorso dovute non per inefficienza dell’emergenza ma sia per un afflusso non idoneo da parte di molti cittadini sia per una carenza ormai cronica di operatori assunti per quel reparto.

Ma la sanità non è solo ospedale e liste d’attesa, molte altre cose, che spesso non vengono neanche prese in considerazione, fanno parte della sanità pubblica come l’assistenza domiciliare per pazienti anziani, per i portatori di disabilità, ecc…

Inoltre, come già segnalato dalla nostra consigliera comunale del Mre, Lorena Santarelli, i lunghissimi tempi di attesa per la certificazioni di disabilità, prima che inizi la scuola, per i bambini. 

Augusto Taccaliti

In questo articolo prenderò in considerazione solo la situazione ospedale – pronto soccorso. Se la Regione Marche è in una situazione critica, la Vallesina e soprattutto Jesi non sono da meno. Infatti, strutture come l’ospedale “Carlo Urbani” si trovano a dover rispondere alle esigenze sanitarie per una popolazione di oltre 120.000 cittadini ma con un personale sanitario (medici, infermieri, Oss) e posti letto per acuti numericamente uguale al periodo in cui soddisfaceva le esigenze di non più di 50.000-70.000 persone. Il paradosso è che la situazione si è aggravata dopo la pandemia Sars-Covid19 quando invece si pensava al ritorno alla normalità. 

Quali i motivi? Quali potrebbero essere le soluzioni? 

Sicuramente aumentare in modo stabile e definitivo diverse unità di figure sanitarie ospedaliere che oggi preferiscono, soprattutto i giovani medici, infermieri, trovare lavoro all’estero o in strutture private. Non è possibile soddisfare le richieste di più del doppio della popolazione (120.000 – 70.000) che presenta molte più patologie perché la vita si è allungata rispetto a 10-15 anni fa. Non si può pretendere di dare assistenza qualificata ai cittadini, ma la qualità del servizio intesa come qualità di assistenza e cura sembra non interessare nessuno, soprattutto ai politici. 

Sicuramente una maggior utilizzazione ed efficienza della medicina del territorio potrebbe essere la soluzione a molti problemi. Un esempio è rappresentato dalla mancanza di medici di Medicina generale, infatti anche recentemente sono state segnalate carenze di medici di Medicina generale nei Comuni di Staffolo e Serra San Quirico. E se un cittadino ha un problema dove si rivolge se non ha il supporto della medicina del territorio? All’ospedale, anche per patologie che potrebbero benissimo essere gestite domiciliarmente mentre andando in ospedale può attendere ore e ore prima di essere visitato se il problema non è di rilevanza clinica. 

Il pronto soccorso è una struttura che deve essere utilizzata per problematiche cliniche di urgenza – emergenza mentre tutto il resto della patologia dovrebbe essere gestito domiciliarmente dalla medicina del territorio.

Esistono infatti progetti finanziati dal Pnrr atti a modificare la medicina del territorio attraverso l’istituzione delle Case dei Continuità e degli Ospedali di Comunità dove dovrebbero operare i medici di Medicina generale per 8 ore al giorno riuniti in associazioni, coadiuvati da personale infermieristico e di segreteria. Inoltre il Pnrr prevede anche l’informatizzazione con Tessere sanitarie informatizzate.

La presenza diurna di medici in queste strutture sicuramente ridurrebbe il ricorso la pronto soccorso da parte dei pazienti. Se tutto ciò fosse veramente attivato si assisterebbe a un notevole miglioramento del Servizio sanitario per tutti i cittadini. 

Anche a Jesi è stato destinato un Ospedale di Continuità, ma non con i fondi del Pnrr perché di nuova costruzione, e dove l’assessore alla sanità regionale ha stanziato 6.000.000 milioni di euro ma ha modificato il progetto iniziale riducendo notevolmente la superficie della struttura, pur dovendo offrire un servizio per oltre 120.000 cittadini. 

La sede è stata stabilita nello spazio verde antistante l’ospedale “Carlo Urbani”, ma al momento non si vede alcuna costruzione nè macchinari per la costruzione della struttura. 

L’Mre al riguardo dell’Ospedale di Continuità ha organizzato un incontro, tenutosi nel 2023, dove si parlava del recupero dell’ospedale Augusto Murri, vecchio ospedale posto dietro il “Carlo Urbani” e tutt’oggi parzialmente utilizzato dalla Ast.

Il progetto avrebbe avuto probabilmente dei tempi minori rispetto alla costruzione “lde novo di un ospedale i cui tempi si aggirano mediamente tra i 10-15 anni. La ristrutturazione dell’ospedale Murri avrebbe permesso di utilizzare i fondi del Pnrr perché si tratta di ristrutturare e migliorare un edificio già esistente. 

Altra motivazione da tenere in considerazione è l’ulteriore perdita di area verde perché anche se attualmente non curata, è sempre un’ampia area di verde cittadino. 

Le possibilità per migliorare la sanità pubblica esistono, importante è volerlo politicamente.

Segreteria Movimento repubblicani europei Jesi, dr. Augusto Taccaliti                                 

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