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JESI “SOTERIA” COMPIE 20 ANNI, FESTA ALLA COMUNITÀ ALLOGGIO DI TABANO
12 Settembre 2019
«La libertà è terapeutica» dice il responsabile Gilberto Maiolatesi
JESI, 12 settembre 2019 – Venti anni compiuti lo scorso 3 maggio per la comunità terapeutica Soteria di via Tabano che domani, venerdì 13 settembre, festeggia con amici, operatori, familiari e istituzioni.
Venti candeline che gli ospiti della comunità spegneranno in occasione della festa di fine estate che tradizionalmente si svolge nel giardino della struttura.
«Sono passati venti anni da quando siamo venuti qui – ricorda Gilberto Maiolatesi, responsabile della comunità alloggio – All’inizio i nostri vicini non si erano dimostrati molto felici ma poi si sono ricreduti». Il destino ci ha presto messo lo zampino: pochi mesi dopo il cancello d’ingresso si è rotto restando sempre aperto.
«È diventato un simbolo della nostra natura antipsichiatrica, spero e credo che qui si sia intrapresa l’esperienza basagliana. La libertà è terapeutica».
La comunità ospita persone con disagio psichico e tra quelle mura è nato “Malati di niente“, il progetto che, tra le altre cose, ha organizzato Opera Borderline martedì scorso alle Monnighette (foto in primo piano).
«Negli anni la comunità si è aperta alla città – prosegue Maiolatesi -. Molti degli studenti che svolgono qui l’alternanza scuola lavoro ci vengono a trovare anche dopo: questo per noi è un segnale importante. Nel corso degli anni con altri colleghi stiamo facendo studi interessanti: alcune persone, in determinate circostanze, fuggono in un altro mondo, utilizzano un altro codice. Per noi questo è un meccanismo di difesa che non va immediatamente medicalizzato».
In comunità di respira aria di festa e di novità: «Stiamo facendo gli scatoloni per trasferirci ma senza fretta. Per noi il futuro sono le piccole comunità: ricordo l’esperienza, positiva, che abbiamo avuto con “Casa Soteria” in via Tessitori. Qui sono vissute quattro persone fuori dalla comunità con un operatore che è passato dalle 24 alle 8 ore di presenza. È stato un progetto pilota, terminato dopo pochi anni, ma il decentramento è una formula che apprezziamo».
La comunità terapeutica lavora anche e soprattutto con le famiglie: «Stiamo facendo dei gruppi settimanali perché la presa in carico non deve essere solo sul paziente designato ma sulla famiglia e il contesto sociale. Pensiamo che si ammala il sistema, non solo il contesto familiare, ma anche quello sociale: se la comunità sta bene, sta bene anche l’individuo ma non è vero il contrario».
Se la cura riguarda solo l’individuo rischia di essere fallimentare: «Questo diverso da noi che tanto ci spaventa in realtà ci dà un’identità». Tra gli amici di Soteria ne figura uno molto speciale: Alberto Paolini, 86 anni di cui 42 vissuti nel manicomio Santa Maria della Pietà di Roma, senza una diagnosi. Alberto avrebbe piacere di vivere a Jesi, circondato dall’affetto di quanti gli vogliono bene: lo scorso autunno era stato ospite in città accolto con grande affetto. Agli studenti jesini ha raccontato quegli anni, che ha scritto nel libro “Avevo solo le mie tasche”: una lunga fila di ragazzi e ragazze lo ha atteso per chiedergli un autografo, facendolo emozionare. Se verrà a vivere in città sarà sicuramente accolto con grande affetto da molti.
Eleonora Dottori
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