Cronaca
Jesi Sulla rotta balcanica gli aiuti umanitari del progetto (R)accolgo
Un ponte di solidarietà il cui viaggio appena concluso ha toccato le città della Bosnia e della Grecia, circa 15 i volontari della Vallesina e dintorni che partecipano alle iniziative di raccolta dei beni di prima necessità
13 Agosto 2023
Jesi – Si è concluso venerdì 11 agosto il viaggio dei volontari Massimo Mazzarini di Jesi e Franco Ciampichetti di Moie (foto in primo piano) tra i campi di accoglienza per rifugiati, situati lungo la rotta balcanica, che nell’ambito del progetto (R)accolgo, hanno portato aiuti umanitari in Bosnia e in Grecia coordinandosi con le Ong (Organizzazioni non governative), associazioni umanitarie, operanti sul territorio.
Da 3 anni il progetto si occupa della raccolta di fondi o beni di prima necessità che vengono convogliati nei Solidarity Tir che partono dall’Italia per raggiungere le aree della rotta balcanica e consegnare i prodotti alle Ong preposte, oppure nel caso della raccolta di denaro, per acquistare prodotti alimentari freschi sul posto o altri beni necessari alle famiglie profughe.
«Per questo viaggio siamo partiti in moto – ha raccontato Massimo Mazzarini – perché a differenza di altre volte non avevamo da consegnare prodotti, ma portavamo con noi i soldi raccolti grazie alla serata di beneficenza, svoltasi a Jesi, lo scorso 10 giugno al Parco del Ventaglio, la Solidarity Fest».
«Con i soldi raccolti abbiamo acquistato direttamente sul posto generi alimentari freschi e beni di prima necessità che abbiamo poi consegnato alle Ong operative nei vari territori. Due sono quelle con cui collaboriamo in Bosnia, Emmaus e Ipsia, tre quelle della Grecia: One Bridge To Idomeni, Vasilika Moon e Aletheia Rcs».
Il progetto (R)accolgo è nato 3 anni fa dall’idea di Cgil Ancona, Jesi in Comune e dall‘Isola culturale di Chiaravalle, con finalità di raccolta e accoglienza: raccogliere aiuti umanitari e supportare le associazioni di accoglienza che operano in ambito umanitario.
Sono circa una quindicina i volontari che abitano nella Vallesina – e non solo – a gravitare intorno al progetto. Oltre a Massimo Mazzarini e Franco Ciampichetti, gli jesini Michela Ciarmatori e Luca Montanari, Lucia Campanelli, Antonella Nicoletti, Lorenzo Grilli, Valentino Ferretti, Nicola Mancinelli, Franco Alessandrini di Monsano, Walter Cacioppola di Falconara, Arnaldo Troiani di Chiaravalle, Nerina Bianchetti di Osimo.
Poi gli amici folignati che hanno organizzato raccolte davanti ai centri commerciali, Jonathan Spaziani, Marco Bizzarri e Marta De Santis.
«La prima volta che siamo partiti per consegnare i beni umanitari raccolti avevamo 96 bancali – ha raccontato Massimo Mazzarini – ci concentriamo principalmente su cibo, derrate a lunga scadenza, e beni di prima necessità, che sono le cose più richieste. A volte abbiamo raccolto anche vestiti».
«La particolarità di questo gruppo è che partecipano agli aiuti persone provenienti da realtà di associazionismo anche molto diverse tra loro, dagli Ultras jesini del Memorial Red che hanno donato un generatore, ai gruppi Scout, a rappresentanti di ordini religiosi, e così via, siamo aperti a ricevere la collaborazione di tutti. Inizialmente utilizzavamo i nostri garage per la raccolta dei prodotti, adesso abbiamo un magazzino in un’ex officina vicino al cimitero di Jesi, che ci è stata generosamente concessa».
«Per questo viaggio siamo partiti il 3 agosto e ci siamo fermati i primi 5 giorni, nella parte alta della rotta, in Bosnia, nelle città di Velika, Kladusa e Tuzla, lì sono molto diffusi gli squat, accampamenti temporanei non regolari, in cui si raccolgono i migranti. I successivi 5 giorni ci siamo spostati in Grecia, a Corinto e Atene, dove si trovano regolari campi per rifugiati».
«I beni umanitari che acquistiamo solitamente confluiscono nei free shop allestiti dalle associazioni umanitarie che provvedono poi a distribuirli tra le famiglie di rifugiati: ognuno è dotato, infatti, di una free card con la quale può acquistare una certa quantità di prodotti. Tra i rifugiati ci sono molti siriani e afgani, ma le nazionalità di provenienza sono le più disparate, essendo la Grecia un crocevia tra Medioriente e Africa».
«Di solito i campi dei rifugiati sono distanti dai servizi del centro città e dai free shop, tranne quello di Corinto, quindi le associazioni si occupano anche di aiutarli negli spostamenti, così come di fornire servizi di assistenza di vario genere, grazie alla presenza di personale sanitario, psicologi, pedagogisti e varie altre figure. Ci sono molti giovani volontari italiani laggiù, ho potuto toccare con mano la qualità dell’università italiana».
Oltre a portare gli aiuti di persona, i volontari del progetto (R)accolgo, partecipano anche alla raccolta dei beni umanitari che confluiscono nei Solidarity Tir che partono dall’Italia due volte all’anno, di solito giugno e ottobre, seguendo la rotta balcanica.
«Ci siamo concentrati principalmente su questa rotta, ma interveniamo anche in altre situazioni di bisogno. Avendo instaurato relazioni dirette e di fiducia con varie associazioni di volontariato che ci chiamano a dare una mano quando ci sono delle emergenze come nel caso del recente terremoto al confine tra Siria e Turchia, di lì passano circa 5 milioni di migranti, la situazione era drammatica. Anche noi abbiamo contribuito a mandare aiuti umanitari, unendo le forze con le altre associazioni».
Una rete umanitaria che non si ferma e punta a coinvolgere nuovi volontari e a prendere parte a nuove azioni, grazie alle buone relazioni che si stanno creando tra le associazioni e i gruppi di volontariato.
Chi volesse contattare i volontari del progetto (R)accolgo, potrà trovare indicazioni nella pagina Fecebook dedicata.
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