Cronaca
Jesi Traffico illecito rifiuti e tangenti, i coinvolti
Dopo gli arresti di ieri di fratello e sorella e di tre dipendenti pubblici a seguito dell’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Ancona
28 Ottobre 2023
Jesi – A incappare nelle maglie della Procura distrettuale antimafia di Ancona nell’ambito di un’indagine iniziata nel 2020 per traffico illecito di 2mila tonnellate di rifiuti, anche pericolosi e di varia natura, nonché per corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e truffa ai danni dello Stato, sono stati, come noto, un ditta di Jesi e 5 persone accusate a vario titolo e tratte in arresto.
Dall’inchiesta sono emersi i nomi della Nuova Edilsystem srl impresa edile di Jesi – alla quale sono stati sequestrati 82.420 euro – le misure cautelari, disposte dalla Gip Sonia Piermartini, hanno raggiunto, ieri, Danilo Gambini, 52 anni, procuratore societario, incarcerato, la sorella Lory, 50 anni, amministratrice unica, ai domiciliari (la Procura contesta loro lo smaltimento illecito di 400 tonnellate di rifiuti), i dipendenti pubblici, anch’essi ai domiciliari, Sergio Dolciotti, 61 anni jesino, direttore tecnico di JesiServizi, partecipata che gestisce il centro raccolta rifiuti cittadina e al Centro Ambiente sarebbero confluiti rifiuti vegetali e detriti che non avrebbero dovuto essere smaltiti in quel sito, Filippo Picchini, 44 anni di Teramo, residente ad Ancona, libero professionista Rup dell’Ast di Ancona, Alessandro Gasparetti, 59 anni, di Ancona, funzionario dell’Inrca. Coinvolto anche un professionista incaricato quale custode giudiziario di un’area oggetto di fallimento, un ex cascamificio e altri indagati a piede libero.
Diversi i fronti d’indagine, i quali hanno coinvolto Carabinieri Forestali, Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto, che vanno dai reati ambientali derivanti dalla gestione illecita di rifiuti speciali, come quelli da rimuovere da un ex cascamificio di Viale don Minzoni ma in parte occultati in una buca di 800 metri cubi nella stessa zona, all’asilo Negromanti di via San Pietro Martire, dove, secondo l’accusa, non sarebbe stato completamente rimosso il terreno contaminato perché oggetto di una perdita di olio motore.
E parte del terreno sarebbe stato smaltito presso una ex cava al Moreggio – dove confluivano altri rifiuti – e in particelle demaniali site sulla sponda sinistra del fiume Esino, vincolate paesaggisticamente.
Le indagini relative agli appalti irregolari hanno riguardato opere realizzate nell’ultimo triennio presso strutture sanitarie della provincia di Ancona, tra le quali il Sert di Jesi.
Le anomalie avrebbero interessato tanto la fase di affidamento degli incarichi, quanto la successiva fase della materiale esecuzione degli appalti. Durante le attività, è stato individuato il pagamento in contanti della tangente ai pubblici ufficiali – i dipendenti pubblici – che avrebbero fornito informazioni riservate inerenti alle procedure di gara.
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