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Cronaca

Jesi Volto travisato accerchiano 12enne e gli estorcono denaro

In quattro hanno minacciato il ragazzino ieri sera nella zona dell’antistadio, oggi la denuncia alle Forze dell’ordine da parte della madre che invoca più sicurezza rivolgendosi al Sindaco

Jesi – Stava rientrando a casa il ragazzino di 12 anni quando, nella serata di ieri, è stato accerchiato da quattro bulli davanti all’ingresso dello stadio Carotti, l’antistadio, in Viale Cavallotti (foto in primo piano).

Erano circa le 20, il gruppetto, ognuno con il volto travisato da bandane per nascondere la propria identità, gli si è minacciosamente avvicinato con l’intento di estorcergli denaro.

«Quei quattro lo hanno visto solo e lo hanno circondato – racconta la madre -. Gli hanno chiesto se avesse soldi, minacciando di controllare personalmente. Lui, spaventato, ha gettato cinque euro a terra ed è scappato».

Il post di denuncia pubblicato dalla donna preoccupata solleva, ancora una volta, importanti interrogativi sulla sicurezza degli spazi pubblici a Jesi. E lei si rivolge all’Amministrazione comunale, in particolare al sindaco Lorenzo Fiordelmondo, sottolineando come, un tempo, lo stadio e i giardini pubblici fossero luoghi sicuri: «Quando eravamo bambini, io e te li frequentavamo senza paura. È giusto che sia lo stesso per i nostri figli».

Oggi, però, anche quei luoghi hanno perso la tranquillità di un tempo, diventando spesso teatro di episodi di bullismo e intimidazione.

Quanto avvenuto ieri sera non è un fatto isolato anche se per qualche mese non erano venute alla luce situazioni di allarme in questo senso. Ma questo non vuol dire che non siano accadute, visto l’andazzo.

Prevaricazioni e violenze messe in opera dal branco si erano verificate anche nei mesi scorsi, come ricorda anche la madre del ragazzo messo alle strette e minacciato.

«Non è la prima volta, nemmeno la seconda, e forse neanche la terza che succede».

Il problema della sicurezza nei luoghi pubblici frequentati dai giovani ritorna così al centro dell’attenzione, nella sua veste di urgenza sociale che richiede un occhio attento e interventi immediati.

In molti spingono per l’installazione di altre telecamere di videosorveglianza per una copertura più completa dei luoghi più frequentati, come appunto l’intero complesso dei giardini pubblici.

L’appello della madre è chiaro: denunciare per cercare di arginare questo fenomeno delinquenziale particolarmente odioso. L’installazione delle telecamere, richiesta da molti, potrebbe rappresentare un primo passo, ma serve la collaborazione di tutti.

Non solo delle Forze dell’ordine, ma anche delle istituzioni, della politica, delle associazioni, del tessuto sociale cittadino e, non da ultime, delle famiglie.

«Domani mattina (oggi, ndr) presenteremo denuncia», ci dice la mamma.

Come è giusto che sia.

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