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La storia Teresina ritorna a Staffolo dopo 60 anni passati al Cottolengo -Video

Accolta con emozione dai compaesani e dalle istituzioni locali, un viaggio per ritrovare le proprie radici e celebrare la vita che ha costruito nonostante le avversità

Staffolo – Dopo sessant’anni di assenza, Teresina, oggi 78enne, è finalmente tornata al suo paese natale.

Accolta con calore dal sindaco Sauro Ragni e da numerosi compaesani, questa visita ha rappresentato un momento di grande emozione e gioia per tutti i presenti. La cerimonia, organizzata con cura presso il Comune, ha visto la partecipazione di molte persone desiderose di salutare e festeggiare il ritorno di Teresina.

Nata a Staffolo, Teresina lasciò il paese a soli 18 anni, nel 1964, non per sua scelta, ma a causa di una brutta malattia: la distrofia muscolare. La morte della madre e la decisione del padre, rimasto vedovo, di affidarla alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, meglio conosciuta come il Cottolengo, furono devastanti per lei.

«Avevo 14 anni quando abbiamo iniziato a percepire che qualcosa non andava – racconta -. Facevo fatica a camminare, cadevo molto spesso. Di lì a poco mi diagnosticarono la distrofia muscolare».

Nonostante le difficoltà, Teresina riuscì a vivere con la sua famiglia fino ai 18 anni, sottoponendosi a sedute di fisioterapia annuali a Bologna.

«Facevo fatica a camminare e a fare le scale, ma me la cavavo ancora – ricorda -. Poi, a 18 anni, il destino ha voluto che il Signore chiamasse la mia mamma e questo è stato il momento in cui papà e zia decisero, forse per timore di non saper gestire la situazione, di farmi ritirare da qualche parte».

Così Teresina si trasferì a Torino.

«Mi avevano detto che Torino era più all’avanguardia e magari mi sarei ripresa un pochino – racconta -. Ci avevo creduto. Ma quando sono arrivata, ho capito subito che non era un centro riabilitativo, ma un istituto. E questo mi ha davvero spiazzata, era qualcosa che non mi sarei mai aspettata e che ho vissuto veramente male».

Teresina, ragazza intelligente, se le avessero spiegato che quella struttura poteva offrirle un futuro migliore, forse avrebbe capito.

«L’ho vissuto come un tradimento – spiega -, mi avevano strappato dalla mia terra e dalla mia gente. Oggi, col senno di poi, capisco che era la scelta migliore». Teresina è ancora lì, al Cottolengo, dopo 60 anni.

Ma non è solo sopravvissuta, è diventata una vera artista, un’artista della vita. Dotata di straordinaria volontà e talento innato, ha sviluppato molte abilità artistiche. Dipinge su stoffa e ceramica, scrive poesie toccanti e, nonostante la malattia, ha insegnato canto per molti anni. Le sue capacità relazionali sono straordinarie: riesce a mantenere viva l’attenzione di chiunque la ascolti, raccontando storie e condividendo le sue esperienze di vita.

Il ritorno a Staffolo è stato possibile grazie all’impegno di don Carmine Arice, padre generale del Cottolengo, e della referente Marcella Coppa. Don Carmine, amico di lunga data di Teresina, con cui ha condiviso 40 anni nell’istituto di carità che si occupa di assistenza alle persone con disabilità fisiche e mentali e ai fragili in genere, è stato il promotore di questo viaggio di ritorno, organizzandolo in occasione del 60° anniversario della permanenza a Torino di Teresina.

«Ho voluto chiudere un cerchio nella vita di Teresina, riportandola al luogo dove tutto è iniziato», ha spiegato. Grazie alla collaborazione di Marcella Coppa, referente della Pastorale della Salute della Diocesi di Jesi e della Regione Marche, e di Rita Spaccasassi, presidente del Centro Sociale di Staffolo, il viaggio è diventato realtà.

Padre Carmine ha raccontato con emozione il momento in cui ha proposto a Teresina di tornare al suo paese d’origine.

«Le ho detto: andiamo insieme a Staffolo? Le si sono illuminati gli occhi. Ho capito subito che sarebbe stato un viaggio significativo per lei».

Il primo passo di questo viaggio è stata una visita al cimitero per rendere omaggio ai genitori, un momento di grande commozione e riflessione.

«Oggi, quando sono andata al cimitero, ho detto a mia zia che lì riposa: Me l’hai fatta grossa, ma oggi ti dico grazie. Se fossi restata a Staffolo, che vita avrei avuto? Invece a Torino sono riuscita a realizzarmi e a prendere coscienza che nella mia situazione potevo dare un valore e un senso alla mia vita», ha raccontato Teresina.

Il viaggio da Torino a Staffolo non è stato facile, considerate le condizioni di salute di Teresina. Tuttavia, ogni accorgimento è stato preso per garantire il suo comfort e la sua sicurezza. Al suo arrivo, l’accoglienza calorosa dei compaesani ha reso tutto ancora più speciale.

«Non ci aspettavamo una tale accoglienza. È stato un momento davvero commovente. Essere ricevuti nella sala consiliare dal Sindaco e dai cittadini è stato un gesto che ci ha profondamente toccati».

Dopo i saluti istituzionali nella sala del consiglio, Teresina, accompagnata da molti presenti, ha passeggiato in carrozzina per le vie del paese. In ogni angolo, sono riaffiorati ricordi e aneddoti della sua giovinezza, e l’emozione è salita davanti al portone della sua casa, dove ricordava quante volte era rimasta seduta sugli scalini per aver disobbedito alla mamma.

«È motivo di orgoglio avervi qui, ritrovarsi insieme, ritrovare le proprie radici – ha sottolineato il sindaco Sauro Ragni -. Abbiamo seguito con attenzione questo percorso che Marcella Coppa, in collaborazione con Rita Spaccasassi, ha voluto intraprendere per rendere gli onori di casa a una persona speciale».

La Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo, è stata per Teresina non solo un rifugio, ma una vera e propria famiglia. La struttura accoglie persone con diverse fragilità, offrendo loro un ambiente di cura e amore incondizionato.

«Il Cottolengo è il sorriso di Dio – ha affermato Padre Carmine –. È un luogo dove la dignità di ogni persona è riconosciuta e celebrata, indipendentemente dalle sue capacità fisiche».

Il viaggio da Torino a Staffolo ha chiuso un cerchio, ma allo stesso tempo ha aperto nuovi orizzonti di speranza e amore.


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