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L’intervista Rocco Siffredi: «Sono un uomo libero e vero»

In scena domani sera, lunedì 12 agosto, alle 21.30, al Teatro del Conero di Sirolo il pornodivo italiano per eccellenza racconta luci e ombre di una vita e una carriera incredibili

SiroloRocco Siffredi è un uomo libero. Libero di vivere la sua vita e di realizzare i suoi sogni. Tra un ciak e l’altro mentre è sul set di Budapest dove sta coordinando le riprese di un film porno, la parola che più ripete è “libertà”.

E ogni suo concetto, ogni sua risposta gira intorno a quel concetto. “Siffredi racconta Rocco” andrà in scena domani sera, lunedì 12 agosto, alle 21.30 al Teatro del Conero, in via Peschiera, e l’attesa di vedere sul palco il pornodivo italiano per eccellenza che racconta luci e ombre di una vita e una carriera incredibili è tanta.

Ha compiuto 60 anni a maggio, è sorprendente. Risponde con garbo e sicurezza alle domande e non nasconde debolezze e fragilità.

E’ vero che è stato con più di 6.000 donne?

«Verissimo, ma solo una mi ha colpito nel profondo, mia moglie Rozsa Tassi, ungherese che sarà con me sul palco di Sirolo e che mi ha regalato due figli, Lorenzo e Leonardo. Io sono una persona estremamente legata ai valori, alla famiglia, al rispetto per gli altri ma sono un uomo libero, libero, libero».

Rocco Siffredi si è affidato a Paolo Ruffini per raccontare la sua vita sul palcoscenico, senza reticenze, senza inganni

«Ruffini è stato disponibile ad allestire lo spettacolo ma ho scritto io la storia perché altri hanno sempre raccontato solo un aspetto della mia personalità. È un racconto leggero ma sempre vero e reale, che dedico con tutto il cuore a mio cugino Gabriele Galetta che se n’è andato troppo presto: insieme abbiamo vissuto 30 anni di divertimenti e glielo devo, anche se lui aveva pensato ad un altro titolo, “Da grande farò il porno”».

Ma chi è davvero Rocco Siffredi?

«Sono un uomo semplice, partito da Ortona. Ero legatissimo a mia madre che una volta mi portò dal dott. Olivastri, il medico di famiglia, che me ne disse di tutti i colori pur di farmi recedere dal desiderio di fare l’attore porno. Mi disse: “se farai quel lavoro sarai dannato, non avrai mai una famiglia, ti drogherai e ti perderai”. Ma io volevo fare solo quello e così feci. Ho subito tanti pregiudizi, tantissimi cattivi giudizi, ma io sono restato libero (torna la parolina tanto cara ndr) e non ne ho mai avuti verso gli altri. Poi ho potuto esprimere la mia libertà in Italia e altrove e ringrazio chi lo ha consentito perché se, ad esempio, fossi nato in Iran mi avrebbero già appeso (ridacchia al telefono Siffredi)».

A chi gli chiede perché ha voluto fare il porno, una volta avrebbe risposto “per far sesso con un miliardo di donne diverse al mondo”. Ora la replica è diversa.

«Ho fatto porno per la libertà di essere me stesso ed è stato bellissimo averlo potuto fare, senza però mai dimenticare il rispetto per la libertà degli altri».

Ha una parola anche per i giovani che si apprestano a intraprendere la carriera di pornoattori?

«Soprattutto per le ragazze che all’inizio sono entusiaste ma poi finiscono col chiedersi cosa resta di una vita spesa sui set porno. Le capisco, ma ognuno deve trovare interiormente le risposte. La sessualità appartiene a tutti anche se per alcuni è tabù».

Ma Rocco quante donne marchigiane ha avuto?

«Solo Jessica Rizzo, le marchigiane sono molto romantiche ma… la libertà è un’altra cosa».

Risponde sibillino.

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