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MOIE Le tradizioni pasquali nei racconti popolari

La Settimana Santa vissuta tra momenti che affiancavano tra loro il sacro e il profano

MOIE, 17 aprile 2022 –  La settimana di attesa alla Pasqua iniziava con la Domenica delle Palme.

Il Giovedì Santo si officiava in chiesa il rito della lavanda dei piedi e venivano allestiti i “Sepolcri”, con quei solenni ornamenti caratterizzati anche dalle piantine i cui semi erano stati messi a germogliare durante le settimane quaresimali nelle dispense, al buio.

Addirittura anche a scuola insegnavano a fare questi particolari ornamenti rituali, vegetali. A Moie i “Sepolcri” venivano realizzati all’interno dell’abbazia di Santa Maria, molti ricordano principalmente la semina del grano, ma non solo.

Il grano veniva seminato circa 20 giorni prima del Giovedì Santo, fatto vegetare al buio ed era abbondantemente innaffiato. Il frumento così acquisiva un colore tra il giallo e il bianco. Alcuni seminavano sui vasi i legumi, come la cicerchia o i lupini. In particolare, tra i ricordi emerge come fossero i contadini a portare gli esemplari più belli, con grandi vasi.

Nel primo pomeriggio del Giovedì Santo venivano legate le campane fino al Sabato Santo in segno di lutto, in sostituzione, per annunciare le funzioni di carattere religioso, erano i giovani che suonavano con le raganelle e solitamente davanti a costoro ce n’erano alcuni più grandi  con le battistangole.

La raganella era uno strumento idiofono costituito da una ruota dentata di legno fatta girare attraverso una manovella che pizzica con i denti una lamella, anch’essa di legno, producendo un caratteristico rumore simile al gracidio delle rane: da qui il nome raganella. A Moie si era soliti costruire la raganella con le canne. La stessa funzione veniva svolta dalla battistangola, una tavoletta in legno con applicata una maniglia metallica e delle borchie sulle quali la maniglia sbatteva provocando rumore.

Il Venerdì Santo, dopo la predica delle “tre ore di agonia”, tenuta nel primo pomeriggio, a tarda sera si svolgeva la processione del Cristo Morto.

La raganella

Vi era il Cataletto di Nostro Signore, accompagnato da alcune donne con un velo nero, e poco dietro la statua della Madonna Addolorata. Un uomo si vestiva da Cireneo e si poneva anche lui dietro. La mattina del Sabato Santo venivano sciolte le campane, dopodiché celebrata in chiesa di Santa Maria una funzione religiosa.

Appena terminata, il parroco iniziava la benedizione delle case con l’acqua benedetta e i chierichetti al seguito tenevano un cestino in mano per raccogliere le offerte che di solito erano le uova.  Il digiuno della Quaresima era terminato, le campane festanti suonavano l’allegrezza.

Un aspetto tradizionale della mattina di Pasqua erano le uova dipinte. Venivano poste in una pentola con carta velina colorata, che a fine cottura veniva tolta, e l’uovo rimaneva colorato. Altre famiglie moiarole coloravano le uova in altri modi: ad esempio facevano bollire gli spinaci e aggiungevano le uova che assumevano poi il colore verde, oppure per creare l’arancio occorreva aggiungere all’aceto una cipolla rossa. L’abbondante prima colorazione di Pasqua era un rito molto vissuto e festoso in diverse famiglie.

La tavola era apparecchiata con cura e spesso era la medesima disposizione, imbandita ad arte, al passaggio canonico del sacerdote. Taluni ornavano con nastri multicolori i cesti di uova, salame e crescia.

Molti ricordano come la presenza più ricorrente della colazione di Pasqua era la frittata, in particolare con il mentrasto (foto in primo piano). Il pranzo pasquale era in certe famiglie posticipato proprio per l’abbondanza della speciale colazione mattutina: tradizionalmente la portata centrale era l’agnello arrosto, accompagnato dalle erbe cotte, in apertura c’era sempre un piatto di pasta asciutta o al forno.

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