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Monsano Concerto La Macina e i Gang, che spettacolo!

In 400 al tradizionale appuntamento della band di Gastone Pietrucci insieme ai fratelli Severini che ha chiuso il Monsano Folk Festival, oltre ai cavalli di battaglia dei due gruppi marchigiani, dal palco lanciati strali contro tutte le guerre, omaggio a Valeria Moriconi

Monsano – Come ha riconosciuto anche il sindaco Roberto Campelli durante il saluto iniziale, la pur splendida cornice di Piazza dei Caduti è ormai troppo piccola per accogliere il pubblico («il prossimo anno dovremo prevedere più posti») che ogni volta accorre al concertone de La Macina insieme a i Gang.

L’appuntamento che chiude il Monsano Folk Festival, giunto alla 39ª edizione, organizzato dal leader storico de La Macina, Gastone Pietrucci nato e cresciuto a Monsano, sabato sera ha fatto registrare il solito pienone, con 400 persone circa che si sono strette (è davvero il caso di dirlo) intorno al palco in cui si sono esibiti i due gruppi cult della musica popolare Made in Marche.


È stata anche l’occasione per festeggiare il ventesimo anniversario di Nel tempo ed oltre cantando il primo cd congiunto delle due formazioni: quella fondata nel 1968 da Pietrucci, «che oggi – ha ammesso il leader storico – ha raggiunto il massimo splendore con l’attuale formazione», e quella dei fratelli filottranesi Marino e Sandro Severini.

Il concerto ha avuto il solito format, con quasi tre ore di musica, racconti e i soliti esilaranti sketch tra Marino Severini e Gastone Pietrucci, aperto da cinque successi de La Macina, che ha poi lasciato spazio ai fratelli Severini per cinque dei loro cavalli di battaglia.

Un connubio che avrebbe potuto iniziare diversi anni prima, hanno raccontato i due leaders sul palco «ma per colpa sua – ha detto scherzosamente Severini rivolto a Pietrucci – ci siamo persi almeno tre album che potevamo fare insieme».

«Questo mito va sfatato – gli ha risposto il fondatore de La Macina – perchè è vero che lui mi chiamò negli anni ‘90 per fare qualcosa insieme, ma loro erano talmente alla ribalta nazionale in quel periodo che pensai questo me ‘sta prendendo per il sedere e non richiamai».

«Tranquilli, recupereremo il tempo perso», ha chiosato Marino Severini ricordando l’attesa per la chiamata di Gastone che non arrivò prima di un’altra decina di anni («si vede che i tempi non erano maturi»).

In apertura, Pietrucci e la sua band (Marco Gigli, Adriano Taborro, Riccardo Andrenacci, Roberto Picchio e Marco Tarantelli) hanno voluto aprire con Bella sei nada femmina, omaggio a Valeria Moriconi, la celebre attrice jesina che nel 1998, partecipò al concerto di chiusura della 13ª edizione del Festival monsanese come cameo insieme all’amico Gastone cantando proprio questa canzone.

«Chi l’avrebbe detto che oggi – ha sottolineato Petrucci dal palco – alcuni testi che parlano di conquiste sociali, di libertà e di civiltà, potessero tornare di scottante attualità?».

Ma il filone che ha legato tutta l’esibizione è stato quello della pace contro le guerre, «se l’essere umano, dopo tutto il pregresso, nel 2024 fa ancora le guerre, significa che ancora non capisce niente ed è al livello dei suoi avi più lontani».

Riuniti sul palco, hanno dato vita a una seconda metà coinvolgente, con successi di entrambi cantati insieme. Oltre a La sposa morta, il culmine della denuncia è arrivato in profondità nelle coscienze con la canzone anti-guerra per eccellenza, la dolcissima Cecilia, nell’interpretazione magnifica di Marino Severini.

Momento più toccante della serata quando Gastone Pietrucci, subito dopo essersi esibito nella solita straziante interpretazione di Sotto la croce Maria, si è commosso per il tanto trasporto. Una canzone dedicata a tutte le mamme lacerate dalla perdita di un figlio, come la Madonna sotto la croce, nei tanti assurdi conflitti che ancora insanguinano il mondo.

Finale con gli iconici Kowalsky e Sesto San Giovanni della Gang, che hanno trascinato tutta Piazza dei Caduti e il canto popolare delle filandare jesine E’ finidi i bozzi boni.

L’immancabile bis, col pubblico in piedi, affidato al canto della Pasquella e l’appuntamento di Gastone Pietrucci all’anno prossimo per spegnere, insieme alla Gang, le 40 candeline del Monsano Folk Festival.

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