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Monte San Vito Il furore e la timidezza di Massimo Ferretti

Monte San Vito / Furore e timidezza, con Massimo Raffaeli rivive la poesia di Massimo Ferretti

Incontro di approfondimento con Massimo Raffaeli, maggiore studioso del poeta e scrittore nato a Chiaravalle nel 1935, per lungo tempo dimenticato e poi riscoperto

di Gianluca Fenucci

Monte San Vito, 12 febbraio 2023 – Massimo Raffaeli che parla di Massimo Ferretti è come leggere un articolo di Gianni Brera, osservare un quadro di William Turner o il gol “arcobaleno” di Van Basten nella finale degli europei di calcio del 1988: insieme ti lascia a bocca aperta, ti conquista e poi ti fa riflettere.

Monte San Vito / Furore e timidezza, con Massimo Raffaeli rivive la poesia di Massimo Ferretti

Perchè Massimo Raffaeli, chiaravallese, critico letterario, scrittore e traduttore, è di certo il maggiore studioso di Massimo Ferretti, poeta e scrittore nato a Chiaravalle nel 1935, per lungo tempo dimenticato e poi riscoperto grazie a pochi, soprattutto grazie a Raffaeli.

L’associazione Santi Neri di Monte San Vito ha avuto il merito di organizzare presso il Centro Carlo Urbani, un’ora di approfondimento dell’opera di Ferretti e ha affidato lo studio a Raffaeli: opzione migliore non poteva scegliere.

Monte San Vito / Furore e timidezza, con Massimo Raffaeli rivive la poesia di Massimo Ferretti

“Furore e timidezza: la poesia di Massimo Ferretti”, si intitolava l’incontro e in quelle due parole (tratte da un verso della splendida poesia In trattoria: serrato tra furore e timidezza) c’è tutta la poetica di Ferretti.

Massimo Raffaeli ha tratteggiato con levità ma anche entrando dentro la “carne” del poeta, le peculiarità del suo scrivere, la personalità controversa e difficile segnata dalla grave malattia cardiaca e il rapporto, iniziato con entusiasmo e finito rovinosamente, con Pier Paolo Pasolini.

Monte San Vito / Furore e timidezza, con Massimo Raffaeli rivive la poesia di Massimo Ferretti

Raffaeli ebbe il merito già nel 1994 della ristampa, da parte dell’editore Marcos y Marcos, di Allergia”, l’unico libro di poesia di Massimo Ferretti. E se si è parlato di Ferretti in questi trent’anni lo si deve soprattutto a Raffaeli e a pochissimi altri, tra cui Elisabetta Pigliapoco.

Egli approfondisce la raccolta di poesie “Allergia”, stampata da Garzanti grazie all’intervento di Pasolini, che otterrà il Premio Viareggio Opera Prima. E parla del rapporto speciale che Ferretti aveva col fratello Maurizio, dell’endocardite reumatica che segnerà tutta la sua esistenza, del trasferimento da Chiaravalle a Jesi con la famiglia, dell’incontro del 1957 con Pasolini che si conclude in maniera ambigua e deludente.

Il critico ripercorre vita e opere di Ferretti, i romanziRodrigo”, “Il gazzarra”, l’autobiografico “Trunkful”, di cui scrive solo poche pagine prima di morire nel sonno la notte del 20 novembre 1974.

Monte San Vito / Furore e timidezza, con Massimo Raffaeli rivive la poesia di Massimo Ferretti

Nel 1961 Ferretti va a Roma a cercare, come scrive in una lettera, “pane e libertà”, e nel ‘63 viene invitato a Palermo al convegno inaugurale del Gruppo 63, che sancisce la definitiva rottura dei rapporti con Pasolini.

Ferretti, che ha letto Rimbaud, scrive le sue poesie e le raccoglie in “Allergia”, una parola che sottolinea malessere e fastidio, un rapporto difficile e lontano con il mondo ma è anche l’anagramma di “Allegria”, il libro di poesia di Ungaretti.

Ferretti muore a 39 anni, a causa della sua malattia cardiaca e lascia scritti e lettere che verranno proprio riscoperte anni dopo da Raffaeli nella casa romana del poeta a Montesacro.

Si esce arricchiti e soddisfatti dopo l’ora di incontro con Massimo Raffaeli, si esce anche con i dubbi che ogni cosa interessante e profonda dovrebbe generare.

Si esce soprattutto pensando a questo poeta chiaravallese nato quasi novanta anni fa e ancor oggi relegato in second’ordine mentre meriterebbe di essere incluso in qualche antologia.

“Sono un animale ferito. Ero nato per la caverna e per la fionda, per il cielo intenso e il piacere definitivo del lampo: e mi fu data una culla morbida ed una stanza calda…Ero nato per la felicità della solitudine e il panico vergine dell’incontro: e mi sono ritrovato in una folla di eroi incatenati. Ero nato per vivere: e m’avete maturato nella morte autorizzata dalla legge, nell’orgoglio delle macchine, nell’orrore del tempo imprigionato. Ma resterò. Resterò a rincorrere la vostra perfezione di selvaggi organizzati nelle palestre, educati nelle caserme, ammaestrati nelle scuole: per la morte veloce delle bombe, per la morte lenta degli orologi delle seggiole dei telefoni. Ma sappiate che io non so nuotare: e il coltello dell’odio e dell’amore l’ho sepolto nel mare”. 

Massimo Ferretti “Polemica per un’epopea tascabile”.

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