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Cronaca

Montecarotto Moncaro in crisi: Marchetti contro Manetti, è guerra aperta

La tensione tra l’ex presidente e la nuova dirigenza in due distinte conferenze stampa nel giro di pochi minuti, accuse reciproche

Montecarotto – È ormai guerra aperta tra la nuova dirigenza Moncaro e l’ex presidente storico Doriano Marchetti: ieri, nemmeno mezz’ora dopo la convocazione di una conferenza stampa per le 11 da parte di quest’ultimo, giunge la convocazione di un’altra conferenza stampa da parte della nuova presidenza Moncaro per le 10.30. I segnali sembrano chiari, se non bastassero le carte bollate delle ultime settimane e le dichiarazioni all’ultima assemblea dei soci Moncaro di martedì scorso.

Dopo lunghi silenzi, Doriano Marchetti racconta la sua versione, smentendo recisamente buona parte delle accuse mosse nei suoi confronti da Donatella Manetti, attuale guida del CdA Moncaro, e dalla direttrice marketingFederica Morricone.

Se alcune delle accuse del nuovo management sarà compito degli organi preposti dirimere sulla correttezza del comportamento di Marchetti, altre sono abbastanza contraddittorie, soprattutto in luce di una ammissione di essere all’oscuro di certe operazioni: Manetti, in CdA da 11 anni e per gli ultimi 3 vice di Marchetti, afferma che non sapesse nulla delle operazioni contestate. Nonostante verbali controfirmati. 

Viene anche contestato il cosiddetto “Sistema Moncaro”, un complesso metodo di gestione dei flussi di cassa che, nel bene o nel  male, ha permesso l’espansione della maggiore cooperativa vitivinicola delle Marche.

Una matassa che ad oggi è difficile sbrogliare, ma che continua a generare domande.

Marchetti fu estromesso nel CdA del 27 febbraio, con un autentico ribaltamento dei voti rinnovati all’unanimità 2 mesi prima. Contro questa decisione Marchetti ha richiesto un arbitrato, in corso di valutazione. Dal 28 febbraio gli è stato impedito l’accesso ai locali Mancaro e, soprattutto, dal cloud aziendale: questo gli ha impedito di accedere ai documenti necessari a dimostrare la liceità delle sue azioni, costringendolo a richiedere l’intervento dell’Agenzia delle Entrate. Il rischio di scoperchiare ora un vaso di Pandora è dietro l’angolo.

«Se si fosse voluto semplicemente cambiare presidente – dice Marchetti – c’erano altre strade, che non avrebbero portato al congelamento di tutta una serie di attività. Quel che mi veniva contestato nel CdA di febbraio è la gestione piano della vendemmia 2023; piano che fu firmato il 25 luglio 2022 anche dalla stessa Morricone».

«Fino al 27 febbraio il contestato “Sistema Moncaro” era fatto di relazioni col territorio, le Istituzioni, i fornitori, i dipendenti, i consulenti. Ho sempre cercato di difende l’interesse dei soci e anche durante un periodo duro come la crisi bancaria del 2009 abbiamo creato un valore di patrimonio».

Per Marchetti le responsabilità sono chiare: «Federica Morricone ha costruito un processo per portare Moncaro allo stato di default».

«Hanno violato le norme sull’esclusione di 160 soci – ha incalzato -, le norme sulla decadenza del CdA, addirittura hanno revocato un sindaco revisore con delibera del solo CdA, mentre questo spetterebbe eventualmente all’assemblea dei soci».

Alla conferenza stampa presente anche Rossano Landi, titolare di Agricola Moderna, azienda che gestisce vigneti propri, oltre a 120 ettari di Moncaro e che vende tutta la sua produzione proproo a Moncaro.

«Da 30 anni Moderna e Moncaro sono consorelle – ha evidenziato Landi: – conferivamo tutto a Moncaro, 25mila quintali di uva, il 30% della produzione totale di Moncaro. Da febbraio non è più stata garantita la produzione. Questo vuol dire far andare in liquidazione Moderna e di conseguenza Moncaro».

La situazione ad oggi è quindi devastante, da qualunque punto di vista la si guardi: il brand Moncaro non si vende più all’etero, sparito dagli scaffali della Gdo in Italia, degli originari 64 dipendenti, oggi se ne contano 24.

«Nel CdA – ha aggiunto Landi – sono stati espulsi tutti i consiglieri dell’area del Verdicchio. È stato distrutto il lavoro di 60 anni», ha concluso amaramente.

Il Comunicato della nuova dirigenza Moncaro

Il 9 luglio si è tenuta l’Assemblea dei soci della Terre Cortesi Moncaro, assemblea convocata dal CdA dell’azienda i primi di giugno scorso. Un’assemblea preceduta da una querelle giudiziaria presso il Tribunale di Ancona, sostenuta da alcuni soci della Cooperativa e altri precedentemente esclusi perché non avevano i requisiti previsti dallo Statuto tra cui l’ex Presidente della Cooperativa – che ha visto riconosciute le eccezioni sollevate dalla Moncaro, ordinanza del Tribunale che però non ha stemperato gli animi di taluni soci, che seppur esclusi, si sono presentati in Assemblea invocando l’intervento delle Forze dell’ordine per poter accedere in Assemblea, piuttosto che invocare l’esclusione nelle sedi opportune.

In Assemblea la Presidente ha informato doverosamente gli 85 soci conferitori e 3 soci finanziatori intervenuti, sulla situazione economico finanziaria ereditata alla data del 27 febbraio 2024 (38 milioni di debiti da bilancio 2023), delle numerose zone d’ombra del passato emerse, su cui sta indagando anche la Guardia di Finanza, delle ragioni per le quali nessuno prima si era accorto, delle scelte individualistiche prese in assenza di poteri e all’insaputa dell’organo esecutivo dell’Azienda, tutte condotte che hanno messo i soci ai margini della Cooperativa e trattati in maniera differenziata, come dipendenti e fornitori.

Finanziamenti di scopo gestiti in maniera individualistica e progetti industriali non portati a termine, come l’investimento in Cina, in India, la partecipazione in altre Cooperative del territorio, l’espansione sul Conero attraverso l’affitto di una famosa casa Vinicola, e l’operazione in Abruzzo.

Un atto dovuto nei confronti dei soci ai quali in maniera puntuale e documentata è stata fornita una fotografia della Moncaro degli ultimi dieci anni e di oggi, illustrata con l’obiettivo di porre una linea di demarcazione netta con il passato, demandando la soluzione delle problematiche emerse nelle sedi opportune, se necessario, per consentire di concentrarsi sul futuro. Non sono mancati momenti di tensione tra i soci, vista anche la presenza dell’ex Presidente in delega, che hanno ricordato che non sono stati saldati per le vecchie annualità e hanno chiesto attoniti, informazioni per il futuro.

Un futuro sicuramente non semplice su cui pesano le scelte del passato, indipendentemente da chi le abbia fatte e se questi era autorizzato, come l’istanza di fallimento presentata da un “fornitore di vino” e notificata all’Azienda 3 giorni prima dell’Assemblea dei soci del 9 luglio, che non aveva visto soddisfatte le sue pretese di credito già a dicembre 2023. Una istanza che impone al CdA della Moncaro di attivarsi immediatamente e in maniera differente da quanto aveva previsto, tanto che oggi (ieri, ndr) alle 14.30 è stato convocato un CdA d’urgenza che delibererà la convocazione immediata – rispettando i doverosi tempi tecnici imposti dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale – di una nuova Assemblea nella quale i soci avranno la possibilità di decidere sul loro futuro di fronte a una soluzione concreta di un nuovo piano industriale che salvaguardi il loro futuro e che tuteli anche la viticoltura marchigiana e tutto il territorio.

Per la presidente Donatella Manetti, «il 27 febbraio 2024 è finita un’epoca che ha portato alla crescita del territorio ma non della Moncaro, e che è avvolta da molte zone d’ombra, che sono emerse in maniera netta e nitida in questi quattro mesi, in cui non potevamo risolvere i problemi di 25 anni di gestione della Cooperativa, ma solo far emergere le problematiche che hanno afflitto sempre di più, come una tagliola, la Moncaro, e di cui molti erano a conoscenza».

«Abbiamo messo una netta linea di demarcazione con il passato», prosegue la Presidente, «senza spiriti vendicativi o per regolare i conti. Abbiamo voltato pagina e siamo oggi concentrati solo sul futuro di quest’azienda, dei soci e della viticoltura di un territorio splendido e allo stesso tempo unico. E’ questo che hanno chiesto a gran voce i soci in Assemblea e su cui ci siamo subito attivati».

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