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Olimpiadi Niente miracoli per Gianmarco Tamberi, ma applausi scroscianti

Il campione anconetano onora fino all’ultimo il suo ruolo di portabandiera azzurro e salta in pedana contro il dolore e la sfortuna: tutto il mondo olimpico gli tributa il doveroso inchino

Avremmo voluto raccontare un salto in alto, in altissimo, verso il cielo.

Uno di quelli a cui Gianmarco Tamberi ci ha dolcemente abituato. Uno di quelli che già una volta gli aveva aperto la strada dell’Olimpo. La medaglia luccicante, i sorrisi, il suo show di giubilo, unico e inimitabile. Invece, siamo a narrare di una sfida impari tra il dolore e il coraggio, l’orgoglio e la debilitazione fisica.

Gianmarco ha voluto esserci, ci ha provato, ha lottato, ha raccolto l’abbraccio di uno stadio enorme, ha pianto. Il suo sogno si è fermato a 2,24, lontano dai balzi che contano. Vicino ai cuori di tutti i suoi sostenitori.

Le Olimpiadi 2024 per Gianmarco Tamberi possono essere inserite di diritto in un avvincente libro giallo. Dalla partenza per Parigi, insieme al Presidente Sergio Mattarella, con l’onore di essere il portabandiera azzurro: il sogno di ogni atleta. Ma fin dal primo capitolo qualcosa è andato storto: l’anello nuziale caduto e ovviamente disperso nella acque putride della Senna.

Un segnale, nella mente di un sapiente scrittore di thriller. Il ritorno in Italia per la rifinitura, i galloni del detentore dell’oro e i favori del pronostico. Fino a una prima notte di paura, con l’improvvisa colica renale, la corsa in ospedale, la febbre e lo spavento. Si parte comunque verso Paris, vada come vada. Le qualificazioni alla finale, il voler esserci, un’asticella ballerina ma resistente per continuare a crederci. Le sue parole di rabbia e speranza positiva. Tre giorni per recuperare energie e gareggiare da protagonista.

Fino alla giornata di oggi, sabato 10 agosto. Nelle prime ore del mattino un’altra fitta terribile, e ancora dolore, improvviso, lacerante. Il vomito, la preoccupazione, ambulanza a sirene spiegate. Emozioni e vicende dettagliate in diretta proprio dallo stesso campione: il sostegno dei fans, l’ansia che cresce, il dubbio legittimo sulla sua presenza in pedana. Gianmarco annuncia che ci sarà.

La cronaca ci porta a registrare una prima misura saltata a 2,22 metri al terzo tentativo, un ruggito leonino considerato il contesto. Di seguito la resa, onorevole, da campione, sulla sua pedana, con il mondo sportivo a rendergli il giusto omaggio.

Continua, dunque, il rapporto agrodolce del trentaduenne anconetano con i giochi olimpici: drammatici quelli di Rio 2016, quando la rottura del tendine di achille nell’ultimo gran prix di Monaco gli impedì di partecipare e volare. Trionfali quelli di Tokyo, con l’oro condiviso con Barshim.

Maledetta Parigi.

Per le parole di spinta verso l’atleta, per gli omaggi al campione, come per le eventuali critiche verso i suoi eccessi emotivi, ci sarà tempo. Per ora prendiamo atto di una storia sportiva, con le crudeltà che ne fanno parte, come autentica appendice della vita.

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