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Osimo Truffava anziani, domiciliari e “braccialetto” per un 20enne

In totale 16 i colpi scoperti in tutta Italia: coinvolti anche altri due giovani con ruoli di autista o di “palo”

Osimo – A Napoli i Carabinieri di Osimo e quelli del capoluogo campano hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico, nei confronti di un ventenne per il reato di truffa aggravata continuata, commessa in danno di anziani.

Indagati in stato di libertà altri due napoletani, di 28 e 22 anni, con ruoli di autista o palo, solo in alcuni delitti.

Il provvedimento, emesso dal Gip di Ancona su richiesta della Procura della Repubblica, è scaturito all’esito delle indagini svolte dai militari di Osimo, avviate nel mese di giugno a seguito di una truffa ai danni di una 71enne.

Un sedicente maresciallo dei Carabinieri si era presentato presso il suo domicilio chiedendole una forte somma di denaro per salvare il figlio coinvolto in un incidente stradale. La donna, spaventata per la sorte del figlio, ha consegnato contanti e gioielli per un ammontare stimato in quasi 50.000 euro.

Prendendo le mosse da questo episodio, le investigazioni hanno permesso di riscostruire ben 16 truffe, effettuate a partire dagli ultimi giorni di giugno alla prima decade del mese di agosto. Obiettivo del truffatore le persone anziane, prevalentemente donne, che vivevano da sole.

A seguito di un tentativo di truffa, ai primi di luglio, a Osimo, il giovane era stato arrestato in flagranza di reato proprio dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile: una donna 59enne, nel primo pomeriggio, aveva ricevuto la chiamata con cui il sedicente Maresciallo le dava notizia di un incidente in cui era rimasto coinvolto suo marito, con richiesta di denaro da consegnare urgentemente alla controparte.

La donna, insospettitasi, pur mantenendo il contatto telefonico, attraverso la madre, era riuscita a contattare i Carabinieri della Compagnia di Osimo che, in brevissimo tempo, avevano organizzato un servizio di osservazione e, dopo aver atteso l’uomo presentatosi a casa della persona offesa, lo avevano tratto in arresto.

Le truffe, 13 consumate e 3 tentate, sono state poste in essere con lo stesso modus operandi: due o più complici, con base a Napoli, contattavano le vittime su un telefono di rete fissa e, dopo essersi qualificati come marescialli dei Carabinieri, o come avvocati, riuscivano a convincere le vittime che avrebbero dovuto consegnare a un collega, o a un emissario comunque incaricato della riscossione, soldi o gioielli, asseritamente necessari per pratiche burocratiche, spese legali o risarcimenti, per incidenti stradali patiti da qualche loro parente, in realtà mai avvenuti.

Il ruolo del giovane tratto in arresto era proprio quello di recarsi a casa delle vittime e prelevare denaro o gioielli. Facendo leva sulla vulnerabilità degli anziani, il 20enne è riuscito a farsi consegnare denaro e oro di famiglia, per un valore complessivo stimato di oltre centomila euro.

I sedici reati contestati sono stati commessi nelle regioni Marche (in due occasioni a Osimo), Veneto (a Verona e Bovolone), Emilia Romagna (a Riva del Po e Voghiera), Toscana (a Viareggio e a San Giuliano Terme), Lazio (Roma), Abruzzo (a San Vito Chietino), Campania (a Lioni e, in due occasioni a Caggiano), Basilicata (a Tito e a Lauria) e Puglia (a Toritto).

Sono ancora in corso le indagini volte a identificare i complici che si occupavano di fare le telefonate, con schede sim ogni giorno differenti e intestate a persone inesistenti o completamente estranee ai fatti e talmente abili da convincere le vittime a fornire anche il numero di telefono cellulare, su cui un altro complice, in tante occasioni, faceva un’altra chiamata, in modo tale che, con tutte le utenze telefoniche occupate per qualche minuto, per le vittime fosse impossibile qualsiasi altra comunicazione con l’esterno.

Per le trasferte dalla Campania venivano usati veicoli sempre differenti, prevalentemente presi a noleggio.

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