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Porto Recanati Un sorprendente De Gregori conquista l’Arena Gigli

Il cantautore che non t’aspetti, poi si congeda a ritmo di valzer e invita sorridente le coppie a ballare sulle note di “Buonanotte fiorellino”

Porto Recanati – Resti a bocca aperta, anche a 60 e passa anni, dopo averne viste e ascoltate tante, troppe. Resti attonito e stupefatto di fronte a Francesco De Gregori che non finisce mai di stupire e che di anni ne ha 73.

Eppure il De Gregori che ammalia e rapisce l’Arena Gigli, che è un gioiello da par suo baciata anche da una luna che si nasconde a malapena dietro la torre dell’orologio, questo De Gregori dà il meglio di sè, sorprende e in qualche modo spiazza tutti.

Parla tanto e ci scherza su, spiega le canzoni che un tempo i critici definivano “ermetiche”, non “sta più schiscio” (un’espressione milanese che lui faceva propria per dire “mi faccio piccolo”), ha il tono della voce più fermo e cristallino, solido e modulato rispetto a qualche anno fa, sembra più coinvolto del solito e più vicino alla gente, al suo popolo che occupa ogni posto, ogni singolo posto, della platea e della gradinata, che sembra un loggione per intenditori.

E poi la “scaletta”, una sequenza di un’ora e mezza che regala chicche quasi mai proposte dal vivo (come “Lettera da un cosmodromo messicano”), magiche riproposizioni di brani trascurati come “Anidride Solforosa” di Dalla che De Gregori propone in duetto con Angela Baraldi e “Diamante”, con la musica di Zucchero e le canzoni più conosciute e attese, da Rimmel, a La donna cannone, da Sempre e per sempre a Buonanotte Fiorellino.

Si parte con “Lettera da un cosmodromo americano” del 1988 che in tanti non sanno neppure cosa sia e che invece manda letteralmente in solluchero gli aficionados di vecchia data.

“Io vivo fuori, in questo cosmodromo messicano. Tutto è forte, è chiaro, il cielo è un gigante, la vita è un acquario sopra di noi, la luce è immensa”.

La partenza del concerto di “musica italiana dal vivo”, come tende a sottolineare diverse volte De Gregori, è entusiasmante e davvero sorprendente. Poi si dipanano le storie, tante piccole, grandi storie, tante poesie in musica: “Cose” (…”come io e te che stiamo a guardare tutte queste cose, passare”), “I matti”, “Stella stellina”, “L’uccisione di Babbo Natale”,Caterina”, citate in ordine sparso.

Ci si sofferma su uno dei brani che l’hanno reso celebre e che ha cantato meno dal vivo rispetto ad altri.

“Lui adesso vive ad Atlantide con un cappello pieno di ricordi, ha la faccia di uno che ha capito e anche un principio di tristezza in fondo all’anima, nasconde sotto il letto barattoli di birra disperata e a volte ritiene di essere un eroe” («l’ho scritta in aereo mentre volavo da Roma in Sicilia», spiega De Gregori) e poi “Compagni di viaggio (“Avevano parlano a lungo di passione e spiritualità e avevano toccato il fondo della loro provvisorietà…due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai, potranno scegliere imbarchi diversi saranno sempre due marinai”), «la storia di due amanti – illustra didascalico il cantautore – costretti a lasciarsi», “Falso movimento” (“io ti guardo negli occhi, tu non sai dove guardarmi, stasera sono un libro aperto mi puoi leggere fino a a tardi”), “Il cuoco di Salò”, la guerra vista con gli occhi dei perdenti.

De Gregori è nuovo, quasi un altro, meno rock, più soft, in una serata dove le parole delle canzoni contano più di tutto. Canta, fuma un paio di sigarette, si disseta col tè (dice lui), non prende mai in mano la sua Gibson e per tutta la durata del concerto suonerà solo, e poco, l’inseparabile armonica a bocca. Eppure nel nuovo c’è l’anima vera del cantautore che non rinuncia a proporre quelle canzoni che hanno conquistato il cuore di tutti, “La donna cannone”,Rimmel”, “La leva calcistica della classe ‘68”, “La valigia dell’attore”, “Generale”, “La storia” (“La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, bella ciao, che partiamo, la storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano; la storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano”) e “Sempre per sempre”, che ci piace sia ancora una volta dedicata alla moglie Chicca, Francesca Gobbi, che se n’è andata un anno fa.

Pioggia e sole abbaiano e mordono ma lasciano il tempo che trovano; il vero amore può nascondersi, confondersi ma non può perdersi mai; sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai”.

L’acustica è ottima, merito di tecnici di valore come di grandissimo valore la band, col capobanda, l’immarcescibile Guido Guglielminetti in testa. Il De Gregori che non t’aspetti di una poetica notte di metà agosto si congeda a ritmo di valzer e invita sorridente sotto il palco le coppie a ballare sulle note di “Buonanotte fiorellino” con la gente in festa e lui che stringe mani a destra e sinistra e si apre in un metaforico abbraccio che emoziona la sua gente.

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