Tendenze
Raccolto 2023 Un’annata a “macchia di leopardo”
Perdita di produzione che nel nostro territorio si aggira intorno al 40% per le uve e al 50% per le olive, in calo anche il miele che per alcune varietà è di circa il 40% in meno
27 Novembre 2023
Jesi – Un’annata complicata per il mondo agricolo del nostro territorio, ma anche per quello regionale e del centro Italia, che ha effettuato la raccolta delle coltivazioni di viti ed ulivi trovandosi a fare i conti con gli effetti di variazioni climatiche insolite ed agenti atmosferici che non hanno agevolato la naturale maturazione delle piante.
La produzione del vino
Per il settore vinicolo, tanta pioggia, peronospera e grandine.
«E’ stata una vendemmia complicata e piena di insidie – come attestano i dati raccolti da Coldiretti Marche – in cui tra gli operatori del settore c’è anche chi ha dovuto dire addio alla raccolta dopo i mesi in cui gli agenti atmosferici non hanno permesso di intervenire al momento giusto con i trattamenti per contrastare l’insorgenza del fungo».
«Una raccolta a macchia di leopardo, quella di quest’anno – ha raccontato Paolo Lucchetti, vignaiolo titolare dell’Azienda Agricola omonima, di Morro d’Alba -. Nelle vigne dell’alta Vallesina, per intenderci delle zone di Cupramontana e Staffolo, a causa della grande quantità di piogge tra maggio e giugno, non abbiamo potuto effettuare i dovuti trattamenti antifungini nel periodo giusto e le piante hanno subito l’attacco della peronospera, un fungo che ha praticamente azzerato la produzione».
«In altre zone, invece, più riparate dagli agenti atmosferici e in cui le piogge sono state meno continuative, abbiamo avuto la possibilità di ritagliarci giornate per effettuare i trattamenti ed evitare quindi la proliferazione di funghi, salvaguardando il raccolto. A questi eventi si è aggiunta anche la tempesta grandinigena di luglio, a Morro d’Alba, che ha sottoposto le coltivazioni a un danneggiamento dal 5 al 40%, anche in questo caso distribuito a macchia di leopardo, in base alle zone più o meno esposte».
«Si tratta di fenomeni meteorologici con cui l’agricoltura deve fare i conti, in compenso però la stagione estiva, particolarmente asciutta, ha permesso il disseccamento completo degli acini colpiti, che in fase di vendemmia abbiamo potuto eliminare salvaguardando così la qualità della raccolta».
«Per il resto la stagione è stata regolare e la maturazione dell’uva è avvenuta nei tempi corretti. La giusta piovosità degli altri mesi ha consentito la maturazione dell’impianto fogliare e la vigoria delle piante. Per le uve rosse abbiamo ritardato la vendemmia per favorire una maturazione prolungata. Insomma una qualità elevata delle uve e una buona raccolta che, anche riguardo all’aspetto degustativo, ricorda le vendemmie degli anni ’90, ben diverse dalla raccolta e dalla maturazione precoce degli ultimi anni».
«Quanto ai prezzi assistiamo a un sistema drogato che quest’anno vive un incremento del 100%, dovuto sia ai rincari delle materie prime come le bottiglie di vetro, i cartoni, ma anche alle perdite subite dagli agricoltori delle zone di Matelica e dell’alta Vallesina che, per sopperire alle richieste del loro mercato, hanno acquistato l’uva in altre zone del territorio, innescando questa dinamica di aumenti».
Più di 2. 000 le aziende vitivinicole presenti nella nostra regione con oltre 15mila ettari dedicati.
«Dove è stato possibile la professionalità degli agricoltori è stata decisiva per limitare i danni – ha spiegato la Coldiretti -. Da nord a sud della regione, ad ogni modo, ci si attende un dato di produzione media minore tra il 40 e il 50% rispetto allo scorso anno, comunque la qualità del vino si prospetta ottimale».
La produzione dell’olio
Anche sul versante olio si registra un calo, seppure si mantenga elevata la qualità dell’oliva, per cui gli operatori stimano una perdita di produzione vicina al 50% rispetto allo scorso anno, a causa del cambiamento climatico, della grandine e dei parassiti.
«Il clima mite e asciutto di gennaio e febbraio, in contrasto con il freddo e le piogge di marzo e aprile non hanno permesso agli ulivi la fase della mignolatura, il momento in cui effettuano la fioritura, questo ha determinato una mancanza di quasi il 90% del raccolto per quelle specie come il leccino, la rosciola, la mignola, che fioriscono proprio in quel periodo», ha spiegato Lorenzo Mosci, frantoiano titolare dell’Oleificio Fratelli Mosci a San Marcello.
«Un andamento migliore, quasi nella norma, lo hanno registrato invece la raggia e le specie simili a questa, che fioriscono in ritardo rispetto alle altre e non hanno subito gli effetti del maltempo. Il raccolto di quest’anno posso paragonarlo a quello della grande gelata del 1985, sulle 25 varietà di olive presenti nel nostro territorio possiamo attestare che quest’anno manca circa il 70% della produzione, un dato che riguarda non solo la Vallesina ma anche tutte le regioni del centro e nord Italia».
«Inevitabile l’incremento del prezzo al consumatore, se lo scorso anno un litro di olio costava circa 10 euro, quest’anno si aggirerà intorno ai 14 euro al litro. Senza considerare il biologico che in questa raccolta è quasi assente».
«L’olio sarà poco ma di grande qualità, questo grazie al fatto che è stata anticipata la raccolta di un mese permettendo quindi di mantenere caratteristiche elevate in termini di profumo, fragranza, aroma amaro e piccante».
La produzione del miele
Per la produzione del miele, se lo scorso anno è stata la siccità a determinare un calo, quest’anno le piogge torrenziali hanno giocato un ruolo determinante.
Le api nel corso del 2023 hanno patito le ondate di maltempo succedutesi nella prima parte dell’anno. Gli apicoltori sono ricorsi ad alimentazioni di salvataggio con acqua e zucchero per far sopravvivere gli alveari e la produzione si è ripresa tra luglio e agosto ma senza picchi.
Secondo Coldiretti Marche, in base ai dati dell’Osservatorio nazionale, rispetto allo scorso anno si stima un calo del 44% della produzione di miele di coriandolo, stabile il girasole con 9 chili ad alveare mentre è raddoppiata la produzione di millefiori estivo (14 kg/alveare).
Un settore finora in crescita quello dell’apicoltura che nelle Marche negli ultimi 5 anni ha registrato l’aumento del numero di operatori, ad oggi oltre 3.300 (+32% rispetto al 2018) sia nel numero di alveari (oltre 75mila, +61%), crescita che deve fare i conti con una battuta d’arresto, a scapito anche dei consumatori che sugli scaffali trovano prodotti esteri, non sempre così trasparenti sulla tracciabilità dell’etichetta.
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