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Sassoferrato Il campo sportivo intitolato ad Armando Faggioni

La proposta è stata accolta dall’amministrazione comunale su proposta dell’ASD Sassoferrato Genga e del Real Sassoferrato

Sassoferrato – Il Comune rende omaggio alla memoria di un suo concittadino, Armando Faggioni, bandiera del calcio sassoferratese tra gli anni 30’ e 60’, simbolo sportivo come Lanfranco Ragni, anch’egli calciatore di ottimo livello, scomparso nel 2004.

L’Amministrazione comunale, accogliendo la proposta dei due club calcistici locali – ASD Sassoferrato Genga e Real Sassoferrato – ed il parere positivo espresso dalla locale Consulta allo sport, ha stabilito di intitolare il campo sportivo cittadino ad Armando Faggioni.

La cerimonia ufficiale si terrà domenica tre settembre con un’iniziativa pubblica articolata su tre distinti momenti: un convegno sullo sport nella sala consiliare del municipio (ore 15,30), la scopertura della grande targa all’ingresso dello stadio (ore 17,00) ed un triangolare di calcio (inizio ore 17,30) che vedrà impegnati giovani calciatori (categorie allievi e juniores) delle società sportive ASD Sassoferrato Genga, A.S. Gubbio 1910 e Vigor Senigallia, ovvero tre delle numerose squadre di cui Faggioni ha fatto parte nel corso della sua lunghissima carriera.

Ad anticipare l’evento (ore 15- Centro storico del rione Castello), nel segno dello sport formativo, promozionale e coinvolgente, si terrà l’Escursione della Memoria, a cura della FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), aperta a tutti gli appassionati delle due ruote.

Centravanti dalla muscolatura esplosiva, veloce, potente, generoso, Faggioni segnò circa cinquecento gol in oltre ottocento partite disputate. Il debutto risale al 1933 con la squadra francese del Villerupt, dove i genitori si erano trasferiti per lavoro. Successivamente vestì le maglie di Audun le Tiche e Charleville.

Poi, rientrato in Italia, giocò con le formazioni di Gubbio, Trapani, Salemi, Fabriano, Ribolla, Perticara, Senigallia, Pergola, Camerino, Cupramontana, Serra San Quirico e Sassoferrato. Lo scoppio della seconda guerra mondiale gli impedì di realizzare il grande sogno, ovvero quello di approdare ad una squadra militante nel campionato in Serie A, nel caso specifico la Lazio, che nel 1940 lo aveva richiesto.

L’attività calcistica portò Faggioni a stabilire un vero e proprio record di longevità, poiché “appese” gli scarpini al chiodo soltanto nel 1965 alla soglia dei quarantasette anni d’età. Questa straordinaria longevità agonistica lo rese protagonista anche di alcuni episodi curiosi e carichi di significato, come quello che vide Armando giocare una delle sue ultime partite di calcio insieme al figlio Marcello, allora quindicenne, formando così una singolare coppia d’attacco.

Non smise l’attività sportiva nemmeno durante il periodo bellico, quando, deportato dai tedeschi in un campo di prigionia in Ungheria, partecipò ad un torneo di calcio che comprendeva squadre di prigionieri francesi, inglesi, jugoslavi, greci e ungheresi. Fu la formazione italiana ad aggiudicarsi quel torneo, segnando complessivamente cinquantacinque reti, delle quali ben trentasei realizzate da Faggioni, che risultò il capocannoniere del torneo stesso.

Dopo l’attività agonistica Faggioni rimase nell’ambiente sportivo dedicandosi per diversi anni a quella di allenatore, inizialmente della squadra di Fabriano e successivamente dei giovanissimi calciatori sassoferratesi per i quali rappresentò una preziosa guida tecnica ed un esempio da seguire sul piano morale e comportamentale.

Insignito nel 1965 dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere per i suoi meriti sportivi, Faggioni, autentico testimone di un calcio “romantico” che ora, purtroppo, non esiste più, seppe interpretare al meglio i valori più alti dello sport: lealtà, correttezza, impegno, altruismo. Qualità, queste, che egli, uomo semplice, schietto, educato e socievole, mise in pratica anche nella quotidianità, conquistandosi il rispetto, la simpatia e la stima dei suoi concittadini.

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